Garanzia Giovani.
Il 22 aprile 2013 la raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea 2013/C 120/01 istituisce la garanzia per i giovani. Misure di politiche attive per tutti i giovani d’età compresa tra i 14 ed i 24 anni. Il valore delle risorse messe a disposizione è di circa 1 miliardo di euro l’anno per sei anni.
In Italia i finanziamenti dovrebbero essere pari ad una somma compresa tra 400 e 600 milioni di euro da destinarsi allo sviluppo di politiche attive a partire dal ruolo fondamentale dei Servizi per l’Impiego, chiamati a sostenere il giovane in cerca di lavoro.
L’Italia ha chiesto di anticipare lo sblocco dei fondi al 2013, ma dovrà dimostrare da subito di attivare procedure virtuose come ad esempio la presa in carico dei giovani disoccupati da parte dei servizi pubblici per l’impiego ed offrendo alle agenzie per il lavoro, dietro bandi pubblici, la gestione delle risorse per la formazione e l’outplacement.
La legge 99/2013, ha istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali una Struttura di Missione con il compito di definire linee-guida nazionali. Il 30 ottobre 2013 la Struttura di Missione ha approvato il Piano per la “Garanzia Giovani” il quale ha approvato un documento da cui si evincono alcuni punti importanti tra cui:
· definizione di livelli essenziali delle prestazioni validi su tutto il territorio nazionale,
· effettiva disponibilità, in tempi certi, di una diffusa rete di punti di accesso fisici e virtuali
· sistema nazionale di monitoraggio degli standard e delle prestazioni, dei servizi e del raggiungimento degli obiettivi,
· disponibilità di un sistema informativo del lavoro,
· protocolli di interscambio tali da permettere tracciabilità, univocità e diffusione delle informazioni.
· un portale nazionale nel quale siano disponibili servizi e informazioni su opportunità di lavoro in ambito nazionale e comunitario
· reale cooperazione fra i domini informativi dell’Istruzione e della Formazione Professionale, della Previdenza, della Tutela e della Sicurezza nel lavoro e il sistema informativo del lavoro.
Individuazione delle azioni finanziabili, tra cui:
· un’offerta di lavoro eventualmente accompagnata da un bonus occupazionale;
· un’offerta di contratto di apprendistato, anche da svolgersi all’estero con il supporto della rete Eures
· un’offerta di tirocinio accompagnata da una borsa di tirocinio;
· un’esperienza con il servizio civile
· l’inserimento o il reinserimento in un percorso di formazione o istruzione per completare gli studi o specializzarsi professionalmente;
· l’accompagnamento in un percorso di avvio d’impresa.
Inoltre la Struttura di Missione, definirà:
· Linee Guida per l’attuazione del Piano
· Piano degli obiettivi
· target minimo di giovani
Il ministero del lavoro indica come buona prassi la Finlandia che, con le sue politiche contro la disoccupazione giovanile, ha ispirato l’istituzione stessa della Youth Guarantee. I Servizi per l’Impiego finlandesi sono tenuti, entro tre mesi dall’iscrizione del giovane presso le liste pubbliche a: stilare un piano di sviluppo individuale del soggetto; eseguire una valutazione dei bisogni di sostegno necessari al giovane per cercare attivamente un lavoro; offrire un lavoro, un’offerta di studio o un’altra misura di sostegno attivo che aumenti le possibilità di trovare lavoro.
Il Rapporto Ilo 2013 sostiene che “applicare in modo efficace il programma europeo di “Garanzia per i Giovani” segnerebbe un vero progresso per l’Italia”.
Si può ritenere utile che già nelle classi di uscita dalle scuole medie inferiori e superiori, sarebbe opportuno introdurre dei seminari informativi sul sistema dei servizi per l’impiego.
La raccomandazione parte da una serie di considerazioni tra cui il costo sociale dei NEET (Not engaged in Education, Employment or Training) ossia di coloro che non sono occupati in attività d’istruzione, lavoro, formazione e che rappresentano il 12,9% della UE (oltre il 18% in Italia) che in termini assoluti sono 7,5 milioni di individui tra i 14 ed i 24 anni ed il cui costo sociale si aggira intorno all’1,2% di PIL europeo. I giovani sono stati particolarmente colpiti dalla crisi soprattutto per via delle risorse spesso dirottate verso gli ammortizzatori sociali che hanno garantito i sospesi e gli espulsi dal MdL. In Italia (fonte L’Espresso n. 46.2013 pag. 131) nel 2011 la somma messa a disposizione dall’Italia per le politiche attive e per l’incentivazione all’assunzione sono stati pari a 4,8 miliardi di euro contro i 16 della Francia, gli 11,6 della Germania ed addirittura i 7,1 della Spagna. I giovani spesso sono oggetto di lavori non stabili, bassi salari e basse coperture previdenziali e sociali, soprattutto le giovani mamme. Il 30,1% dei giovani disoccupati al di sotto dei 25 anni lo è da oltre 12 mesi e quindi sono considerati disoccupati di lunga durata DLD dal DLgs 297/2002 che considera tali i giovani dopo 6 mesi di inattività e gli altri lavoratori dopo 12 mesi.
La Garanzia per i giovani prevede, entro un periodo di quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dal sistema d'istruzione formale, che i giovani ricevano un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio. Un'offerta di proseguimento degli studi potrebbe anche comprendere programmi di formazione di qualità sfocianti in una qualifica professionale riconosciuta.
La garanzia per i giovani contribuirà a raggiungere tre degli obiettivi della strategia Europa 2020, vale a dire il 75 % delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni abbia un lavoro, che gli abbandoni scolastici siano inferiori al 10 % e che almeno 20 milioni di persone siano sottratte alla povertà e all'esclusione sociale.
Il finanziamento di queste politiche attive sarà garantito sostanzialmente dal Fondo Sociale Europeo. Inoltre si dovranno attuare strategie di integrazione sempre più stretta da servizi pubblici, datori di lavoro e relative articolazioni associative, sindacati, agenzie private, portatori d’interessi, ma la stessa raccomandazione propone comunque un “punto focale” di coordinamento magari pubblico.
Purtroppo il sistema dei servizi per l’impiego che per effetto della riforma del titolo V della Costituzione, sono di competenza regionale poi delegata alle ormai ex Province.
I CPI in Italia sono circa 700 e, dati Unioncamere – Minlavoro, appena il 2,9% delle imprese italiane li ha utilizzati, nel 2012, per ricercare personale.
Probabilmente il ruolo dei CPI, anche per gli stessi operatori, è considerato ancora come pubblicistico e difficilmente si riesce ad incentivare il matching domanda offerta anche in ragione delle difficoltà del personale ad operare sul territorio oltre che in ufficio. Ma il Ministro del Lavoro Giovannini introduce anche un altro aspetto legato al personale. In Italia il personale complessivamente impiegato nei CPI ammonta a 7000 unità contro le 100 mila della Gran Bretagna.
La frammentazione della governance dei servizi pubblici del lavoro tra Regioni e Province, fa si che non esistano, di fatto, degli standard minimi né in sede di servizi offerti, né in efficienza di funzione.
La legge 92/2012 (cd. Fornero) ha tentato di fissare i livelli essenziali di servizio per cui a tutti coloro che sono iscritti ai CPI devono essere garantiti:
1. l’offerta di colloqui di orientamento entro tre mesi dall’inizio dello stato di disoccupazione;
2. le azioni di orientamento collettive tra tre e sei mesi dall’inizio dello stato di disoccupazione, finalizzate anche alla formazione circa le modalità più efficaci di ricerca di occupazione adeguate al contesto produttivo territoriale;
3. la formazione della durata complessiva non inferiore a due settimane tra i sei e i dodici mesi dall’inizio dello stato di disoccupazione, adeguata alle competenze professionali del disoccupato ed alla domanda di lavoro dell’area territoriale di residenza;
4. la proposta di adesione ad iniziative di inserimento lavorativo entro la scadenza del periodo di percezione del trattamento di sostegno del reddito.
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